La Tomba dei Demoni Alati è stata scoperta nel 2004 dopo un'indagine effettuata dalla Soprintendenza ai beni archeologici della Toscana in collaborazione con l'Università Ca' Foscari di Venezia: si tratta di una tomba a edicola ricavata nel tufo al cui interno è stato realizzato un profondo vano centrale in cui è scolpita la statua policroma di un defunto sdraiato che reca in mano una coppa; ai due lati erano invece scolpiti due demoni alati femminili – ne rimane oggi visibile solo quello di sinistra, che porta una fiaccola ed è identificabile con Vanth – mentre sul frontone un demone marino alato e sulla facciata due sculture di animali – rimane oggi quella di sinistra, che raffigura un leone.
La Tomba dei Demoni Alati è stata portata alla luce nell’autunno del 2004 a seguito di una campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
L’interesse del rinvenimento è dovuto al fatto che è conservato in buona parte l’apparato decorativo della tomba, crollato a terra, e ciò consente una ricostruzione del monumento nella sua forma originaria.
Al centro di una terrazza larga circa otto metri, ad una cinquantina di metri a ovest della Tomba Ildebranda, la tomba si presenta come un grandioso blocco cubico scolpito nel tufo, sulla cui fronte è scolpita la facciata di un edificio ad edicola, caratterizzato da un profondo vano centrale. All’interno di questa nicchia è rappresentato, anch’esso scolpito nel tufo, un defunto recumbente a banchetto con la patera della libagione nella mano destra, che conserva parte del rivestimento policromo, fatto davvero insolito e di grande interesse.
Ai lati del nicchione centrale si ergevano in origine due statue quasi a tutto tondo, rappresentanti demoni alati femminili, di cui è abbastanza conservata solo quella di sinistra con fiaccola, da identificare con Vanth. La facciata doveva essere coronata da un timpano triangolare limitato in basso da un architrave a triglifi e patere e in alto da una sima. Sul frontone ad alto rilievo campeggia un imponente demone marino, alato e con code pisciformi. In posizione simmetrica, nella platea davanti alla facciata, erano due sculture a tutto tondo poste su alti podi, di cui è abbastanza conservata solo quella di sinistra, raffigurante un leone.
Sulla base della tipologia architettonica e del carattere delle sculture, la tomba è databile nella seconda metà del III secolo a. C. Essa rappresenta l’esempio più significativo di tomba ad edicola con figura di recumbente, oggi conosciuta. Questo tipo di monumento si caratterizza per la presenza dell’immagine del defunto nel vano in facciata, che può essere una semplice nicchia rettangolare oppure più frequentemente, come in questo caso, un nicchione voltato. Il confronto più significativo è rappresentato dalla Tomba della Sirena a Sopraripa, che è l’unica di questo gruppo che conserva anche, come nel nostro caso, il frontone decorato, dove compare similmente una figura di Scilla con analogo fregio a patere e triglifi sottostante.
Rispetto alla Tomba della Sirena, un elemento di novità è costituito dal leone che funge da guardiano, tema non insolito in contesti funerari etruschi anche di più antica data e documentato anche a Sovana, ma quasi sempre in condizioni di conservazione estremamente sfavorevoli. Davvero notevole appare poi la figura del recumbente, perché conservata nella sua interezza e caratterizzata dalla policromia originaria. Essa completa il programma decorativo del monumento funerario presentandoci la figura del defunto semidisteso sulla kline, ben conosciuta nella serie numerosa dei sarcofagi coevi.
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