Ai piedi del promontorio di Ansedonia, in direzione sud-est, si trovano i resti delle infrastrutture portuali, costituite da moli e frangiflutti realizzati con grandi massi di calcare. Le prime opere furono realizzate nel secondo quarto del II secolo a.C., ma il porto raggiunse il periodo di massimo sviluppo nel I secolo a.C., quando furono costruiti nuovi ormeggi ed infrastrutture destinate al carico e allo scarico delle merci.
All’epoca del primo impianto del porto di Cosa, un canale naturale, detto “Spacco della Regina”, impediva l’insabbiamento del fondale per mezzo del movimento delle maree. In seguito il canale divenne inagibile e le sue funzioni furono espletate da un canale artificiale, denominato “la Tagliata”. Un acquedotto convogliava inoltre nel porto l’acqua dolce sgorgante da una sorgente ai piedi del promontorio, alimentando nel contempo gli allevamenti ittici realizzati in una grande peschiera. Dell’acquedotto, alimentato da una ruota a catena con secchi azionata a mano, sono ancora visibili alcuni pilastri.Coevo all’installazione del porto era il tempio, oggi non più visibile, edificato in prossimità dello sbocco al mare e dedicato al dio Portunus, protettore dei porti.[2]
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