L'Abbazia di San Pancrazio al Fango
L'Abbazia di San Pancrazio al Fango si trova ai confini del territorio comunale di Grosseto con quello di Castiglione della Pescaia, nel cuore della Riserva naturale Diaccia Botrona. L'edificio religioso è situato nei territori della Badiola, in località "Isola Clodia", originariamente un'isola dell'antico Lago Prile.
«Lo stato dei ruderi esistenti nella località in cui fu edificata l’abbazia è tale da rendere difficile stabilire quale pianta avesse in origine la chiesa di S.Pancrazio.
Di essa, infatti, non rimangono che i resti della terminazione absidale e parte delle pareti laterali, in muratura realizzata a sacco di spessore notevole (80-100 cm.), con incamiciatura sulle due facciate costituita da spesse lastre di arenaria squadrate e lavorate in facciavista, disposte a formare corsi orizzontali. "In analogia con altre chiese monastiche dello stesso periodo, ritengo però probabile che essa avesse una sola navata provvista di transetto. Se di quest'ultimo non rimane oggi traccia, penso che la lettura delle murature nella parte terminale della chiesa, (specie nella parte destra che si è meglio conservata), possa sostenere questa ipotesi. Il regolare paramento murario romanico sembra infatti interrompersi a poca distanza dalla curvatura absidale, per poi riprendere dopo circa sette metri nei fianchi della chiesa.
Nella pianta e nello spaccato della chiesa che si conservano nell'Archivio di Stato di Firenze l'edificio sacro alla seconda metà del XVIII secolo era costituito da un vano ad aula con abside semicircolare e presbiterio leggermente rialzato e preceduto da un 'vestibolo', in gran parte rovinato. Quest'ultimo costituiva probabilmente la parte anteriore dell'antica chiesa di San Pancrazio che non fu recuperato al momento dell'edificazione della cappella di Santa Libertesca, quando la facciata fu arretrata e la chiesa ridotta a poco più della metà della sua originaria lunghezza. In questo caso, qualora cioè la lunghezza della chiesa medievale di San Pancrazio sia stata realmente quella riportata nella pianta settecentesca, a maggior ragione ritengo probabile che essa avesse in origine un transetto a controbilanciare una pianta ad aula, altrimenti sproporzionata per la sua eccessiva lunghezza».
(G.Marrucchi, Chiese medievali della Maremma grossetana, Empoli 1998, pp.84-85).
Isola Clodia
La piccola collina, nota oggi con il nome di isola Clodia, era originariamente un isolotto emergente dalle acque del lago Prile. L’isola viene per la prima volta citata da Cicerone nell’orazione Pro Milone: qui l’oratore assume la difesa di Milone, tribuno della plebe e genero di Silla, accusato di aver ucciso nel 53 a.C. il collega Clodio, acceso contestatore dell’oligarchia repubblicana romana. Nell’appassionata invettiva, tra i misfatti di Clodio, Cicerone ricorda quello di aver costruito una villa nell’isoletta sul lago Prile occupando abusivamente la proprietà privata del cavaliere Paconio.
Da questa testimonianza risulta che nel I secolo a.C. il lago Prile era un luogo ameno, ambito dai personaggi in vista della vicina Roma.
Nei documenti altomedievali, invece, la località viene accompagnata dal toponimo lutum (fango), e tale appellativo caratterizzerà in seguito il nome di quest’area, dove sarà costruita l’abbazia di San Pancrazio al Fango, attestata a partire dal XII secolo.
Alla fine del Seicento l'isolotto, divenuto ormai una penisola a causa dell'impaludamento, ospita la sede di un importante centro ittico, da dove veniva commercializzato il pesce pescato in mare. La collina, in seguito al prosciugamento del lago, si trasformò in un’altura di modeste proporzioni che oggi si erge isolata sulla pianura circostante.
Nulla è più visibile della villa romana poiché obliterata dall’abbazia, della quale, oggi, restano solo i ruderi.[2]
Come arrivare
I ruderi dell’abbazia si raggiungono lasciando la ‘Strada Provinciale del Padule’ in località ‘Ponti di Badia’, per la via sterrata che attraversa il Canale Allacciante ed il fiume Bruna.
Coordinate: 42°46'49"N 10°56'57"E
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