La possente Rocca o Fortezza di Radicofani sorge all’estremità meridionale della Val d’Orcia, su un collina stretta fra il Monte Amiata e il confine con Umbria e Lazio; costruita più di mille anni, fu nominata per la prima volta nel 973, dalla cima di una imponente rupe basaltica di 896 m, dalla quale domina tutto il territorio posto fra il Monte Cetona, la Val d’Orcia e il Monte Amiata. Il valico di Radicofani fu protagonista di un episodio storico unico nel suo genere: verso la seconda metà del XV secolo i senesi, preoccupati dal fatto che un largo tratto della Via Francigena risultava difficilmente controllabile dalla Rocca, lo sostituirono, dopo averlo reso inagibile, con un nuovo tracciato che passava proprio sotto le fortificazioni. Per la sua importanza strategica fu da sempre contesa ed è quasi impossibile tracciare in modo preciso la sua storia. Inizialmente Radicofani fu sotto il controllo dell’Abbazia del SS. Salvatore del Monte Amiata ma ben presto i conti Aldobrandeschi cercarono di sostituirsi ai monaci benedettini (1081). Il controllo dei senesi iniziò nel 1139, quando il conte Manente di Pepone donò una sesta parte del castello al Vescovo di Siena. Ma i monaci non si arresero e si giunse ad un compromesso con l’aiuto della Chiesa Romana, alla quale fu concessa, nella figura di Papa Eugenio III, metà della rocca. Adriano IV, successore di Eugenio, fece subito fortificare il castello e nel 1198 Innocenzo III lo potenziò ancor di più. Da questo periodo in poi Radicofani si trovò continuamente al centro delle lotte tra Siena e l’alleata di dei fiorentini Orvieto, con la costante intromissione del Papato romano.[2]
Museo del Cassero
La fama della Rocca di Radicofani è legata alle gesta di Ghino di Tacco, brigante gentiluomo vissuto alla fine del Duecento.
Il museo, posto all'interno del cassero, custodisce reperti archeologici dall'età etrusca al Cinquecento e documenta la storia del monumento e del suo restauro con pannelli fotografici, plastici, ricostruzioni virtuali.Il visitatore, inoltre, può percorrere i passaggi sotterranei, visitare le postazioni di tiro, i bastioni e i camminamenti delle mura.[3]
|