Storia
Risale al 1276 la probabile fondazione del Monastero di S. Maria a Gamberondoli, e le monache, che erano dette anche "le insaccate", l'abitarono fino al 1390, quando lasciarono il Monastero e si trasferirono a Prato a Porta S.Giovanni. Nel 1406 i Monaci olivetani ereditarono da un certo Messer Bartolomeo De' Franceschi da Pistoia e acquistarono, per 410 fiorini d'oro, il Monastero dalle donne di S. Margherita delle Sacca e iniziarono vari lavori al Monastero ed alla chiesa che proseguirono fino al 1411. Nel 1429, oltre che proseguire i lavori di arredo e di sistemazione della divenuta Badia di Monte UIiveto si realizza il coro della chiesa. Dal 1545 al 1552 vengono effettuati lavori di sistemazione agli annessi agricoli. E nel 1588 si registra un pagamento a Gianfranco Cottoli da Settignano per la realizzazione di una cappella nel Monastero che ora si chiama “Monastero di S. Bartolomeo delle Sacca”. Nel 1635 opere di imbiancatura alla loggia in volta. Nel 1640 si eseguono vari lavori nello “spizio”. Nel 1709 il chiostro risulta assai malandato e bisognoso di restauri. Per tutto il XVIII secolo proseguono lavori vari di manutenzione ed adeguamento del convento e della chiesa. Quando il 26/6/1775 il Granduca Leopoldo dona al R. Convitto Cicognini i beni dell'Abbazia dei Monaci Olivetani di S. Bartolomeo delle Sacca, il loro monastero viene trasformato in sede di villeggiatura per i collegiali. I monaci lasciano un interessante Codice Olivetano delle Sacca. Contiene prevalentemente contratti di compere fatte dal Monastero, ma lasciano comunque intravedere la vita alacre e serena che i monaci vi conducevano. Tra l'altro il Codice Olivetano delle Sacca era in possesso del Comune di Prato; ma questo con deliberazione 10/11/1910, lo permuta con un quadro di S. Antonio (pittura in legno dolce che si suppone opera di Filippo Lippi) posseduto dal Convitto Cicognini. Dai documenti conservati presso l'Archivio storico del Cicognini di Prato emerge inoltre la fervida attività agricola che si conduceva in quell'epoca sui territori intorno alla Villa Le Sacca. Nel 1775 si ha una notevole raccolta dell'olio dai poderi Monsanti – Belvedere – Colombaia - S. Lucia - Torcicoda (poderi tutti facenti parte del possesso del Monastero di S. Bartolomeo delle Sacca e poi naturalmente passati al Collegio Cicognini). Da un estratto dalla raccolta dalla Fattoria Le Sacca e dai poderi annessi dal 6/2/1781 al 5/2/1782 sappiamo che le specie agricole coltivate sono: grano, segalato, fave, vecce, orzola, vena gentile e canapa dal podere Colombaia. Dal 1776 iniziano i lavori per adattare il Monastero alla nuova destinazione e si hanno sostanziali modificazioni: il chiostro viene abbattuto, viene costruita la “scala grande”.
Si effettuano lavori al dormitorio e anche alla strada di accesso al monastero. L'antica sagrestia viene trasformata ad uso oratorio. Nel 1861 si effettuano le ultime trasformazioni e poi la Villa Le Sacca diverrà residenza estiva del Convitto Cicognini, anche se si continua comunque nei lavori di restauro e ammodernamento. Infatti una lettera datata 30 giugno 1908 indirizzata dall'Uff. Regionale per la conservazione dei monumenti della Toscana all'I.mo sig. Presidente del R. Convitto Nazionale Cicognini avente per oggetto: Prato Ex Monastero delle Sacca-Scopertura di affreschi - comunica che “Le prime esplorazioni sulle pareti del refettorio palesarono subito la presenza di una elegante decorazione policroma a tergo della parete d'ingresso e l'affresco di una grande Crocifissione, solida per tecnica, notevole per la bontà della Mano che la condusse. I caratteri della prima metà del XV secolo vi spiccano nettamente. Una fascia a disegni geometrici incornicia la composizione. Nel centro campeggia la figura di Cristo; in basso a sinistra è la Vergine ammantata e dolente; a destra S. Giovanni. Due angioletti volanti, presso il costato trafitto del Signore, di qua e di là sotto i bracci della croce, fissano intenti quella agonia. Dai saggi fatti è da supporsi che molta parte del nudo di Cristo sia andata perduta per posteriore rintonacatura, e così dicasi del volto della Vergine e di quello di S. Giovanni; ma anche frammentaria la larga e buona composizione merita di essere completamente scoperta e ravvivata. Altri saggi sommarii nei costoloni dell'antico coro attestano la presenza di una decorazione non trascurabile a fondo rosso. Così dicasi degli spicchi della volta a crociera. Notevole è pure un quadrante in marmo sulla fronda della facciata, lavorato da maestro Nencio da Firenze nel 1409”. Nel 1927 si effettuano lavori di sistemazione di tutti i locali del terzo piano e un magazzino viene trasformato in camerata. Ed è in queste camerate, in questa Villa delle Sacca, dove si poteva percepire ancora l'odore mistico dell'antico monastero che vissero, - in soggiorno estivo, nell'età delle scoperte, ragazzi, studenti del Cicognini.
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Storia Recente, degrado e abbandono
Il tempo e l'incuria fanno poi il resto e nel 1965 la Villa le Sacca ha urgenti necessità di lavori di restauro dopo che ha cessato di essere utilizzata anche dal Collegio Cicognini. Nel 1966 il Rettore del Collegio Cicoghini richiede l'autorizzazione al Ministero della Pubblica Istruzione per l'alienazione della Villa, che viene concessa il 24/3/1967. E sulla Villa ricade il silenzio e l'abbandono. Nel 1976 fa parlare di sé ma per una serie di atti vandalici che distruggono varie parti dell'edificio, «...si sta degradando notevolmente».[2]
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[1] Foto di www.diocesiprato.it, licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribution 2.5 Generic
[2] Citazione estratta da: Piano Territoriale di Coordinamento per l'Area Protetta del Monteferrato, Patrimonio Storico Artistico, Dossier n. 3, Villa Le Sacca, a cura di Deanna Lastrucci Tozzi.
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